Senza certezza

Mi chiamo Leandro, sono venezuelano e migrante in Perù dall'inizio del 2018 all'età di 40 anni. Sono sposato e ho 2 figli, arrivati in Perù ​​circa 2 mesi dopo di me.

Abbiamo deciso di emigrare per la dura situazione del Venezuela in quel momento: un altissimo tasso di insicurezza e criminalità, carenza di cibo e medicinali, inflazione alle stelle.
Abbiamo avuto amici e parenti rapinati o vittime di sequestri, abbiamo fatto code di diverse ore solo per comprare 1 kg di riso o 1 litro di olio, non si trovavano neanche i farmaci da banco. Ricordo che in più occasioni se andavo a compare il pane la mattina e poi ripassavo nel pomeriggio  il prezzo era già aumentato. Ecco come cresceva l'inflazione: non "giorno dopo giorno" ma "ora dopo ora".
Questi fattori sono stati la ragione che ci ha fatto prendere la difficile decisione di emigrare dal paese. E sì, è una decisione difficile perché lasci tutto ciò che conosci per una vita che speri che sia migliore, ma chi lo sa?

Perché abbiamo scelto il Perù?

Il fratello maggiore di mia moglie era nel paese da diversi anni, in particolare nella città di Cusco e ci ha parlato della bellezza della città e del paese, al punto da farci decidere di stabilirci qui.
I primi 2 anni a Cusco ho fatto diversi lavori, ma nel 2020 la pandemia ha spazzato via tutti gli sforzi. Nella società di sviluppo software dove lavoravo in quel momento facevamo solo mezza giornata e lo stipendio era dimezzato.

La vita da Agente Facilitatore

Fu allora che venimmo a conoscenza dell'intenzione di Apurimac ETS di avviare un progetto con uno scopo nobile: sostenere i migranti venezuelani in ambito sanitario.
Nell'anno dello scoppio della pandemia molti dei miei connazionali che erano non regolari in Perù non avevano accesso all'assicurazione sanitaria, il che ha causato l'aggravamento dello stato di salute di molte persone e in alcuni casi anche la morte.
Sebbene questo primo progetto sia durato circa 7 mesi, il suo impatto è stato grande tra i migranti residenti a Cusco, poiché molti dei beneficiari hanno informato gli altri del nostro progetto e ci siamo conosciuti sempre di più.
Quando mi hanno contattato per sapere se ero interessato a continuare non ho esitato ad accettare.
Come agente facilitatore conosco le persone, le faccio avvicinare al Policlinico Vannucci Maiani di Santa Rita dove forniamo assistenza medica, organizziamo giornate sanitarie, le teniamo informate e sosteniamo la regolarizzazione dei processi migratori in Perù.

Un progetto che fa bene (anche a me)

Durante questo periodo come facilitatore, ho sentito storie commoventi. Ho sentito storie di sacrificio e determinazione, anche delle difficoltà che, come me e la mia famiglia, abbiamo dovuto affrontare, come la nostalgia della propria terra, la lontananza da genitori e parenti, l'incertezza sul futuro o su quando tornare nel nostro Paese.
Per me è un privilegio far parte di questo progetto, sono immensamente grato per l'opportunità di appartenere a questa nobile causa. Questa esperienza mi ha aiutato a entrare maggiormente in empatia con i miei connazionali e a crescere come persona, a sentirmi più integrato nella società e nei costumi del paese che ci ha accolto e dove viviamo da più di 5 anni.

* In foto: Leandro (a destra) accompagna una mamma e la sua bambina ad una visita medica al Policlinico di Cusco.


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