“Essi sono custodi della memoria collettiva, e perciò interpreti privilegiati di quell’insieme di ideali e di valori comuni che reggono e guidano la convivenza sociale.
Escluderli è come rifiutare il passato, in cui affondano le radici del presente, in nome di una modernità senza memoria”.
Così scrisse degli anziani Papa Giovanni Paolo II, in una Lettera del 1999.
“Se ci soffermiamo ad analizzare la situazione attuale, constatiamo che presso alcuni popoli la vecchiaia è stimata e valorizzata; presso altri, invece, lo è molto meno a causa di una mentalità che pone al primo posto l’utilità immediata e la produttività dell’uomo”.
In Perù vi sono molti “tipi di anziani” con vite e possibilità completamente differenti: vi è il vecchietto del villaggio, tra le sue montagne, i pascoli e i campi, ma lasciato solo dai figli che, ormai troppo stretti nella vita di comunità, sono emigrati altrove; vi è poi il vecchietto di città, molto simile all’anziano occidentale, con accesso a comodità urbane ma spesso solo, abbandonato, isolato. Infine, vi è il vecchietto di montagna dovutosi abituare alla vita di città; li vediamo nei mercati, vendendo sacchi dell’immondizia, scatole di te o erbe, ai bordi delle strade o fuori dai grandi centri commerciali.
Tutti molto diversi, ma tutti molto soli.
Invecchiare non è sempre semplice e, al tempo del Covid-19, lo è stato ancora meno. La necessità di ridurre le interazioni sociali ha amplificato notevolmente non solo le differenze socio economiche ma anche il senso di solitudine, di abbandono e di paura degli anziani, tutti fattori che possono causare depressione, ansia e isolamento emotivo.
Per questo, il Policlinico Lucia Vannucci
Maiani ha voluto dedicare due anni di lavoro ai “veterani della vita”, gli anziani, troppo spesso confinati negli interstizi della società.
Grazie alla collaborazione con il Municipio di Wanchaq abbiamo potuto offrire vari servizi di fisioterapia, dai trattamenti individuali a sessioni di terapia acquatica nella piscina del distretto.
L’attività che più ha riscosso successo, è stata la Danza terapia, un’opportunità non solo di sano movimento, ma anche di ritrovo tra vecchi amici e occasione di nuove conoscenze.
Osservare gli anziani ballare è stato emozionante; ridare al loro sguardo triste e perso, una nuova forza che nelle nuove generazioni non scorgiamo, come se avessimo paura di sostenerne uno.
Articolo di Chiara Lombardi, direttrice generale del Policlinico Vannucci Maiani