Venerdì abbiamo ripresentato il nostro libro Venti di Periferia alla Libreria Le Torri di Alessandra Laterza. È l'unico avamposto letterario in tutto il popoloso quartiere di Tor Bella Monaca, periferia sud-est di Roma.
Parlare di venti mentre spirano venti di guerra così forti che il giorno prima era iniziata l'ennesima guerra non è stato semplice, ma ci sembrava doveroso parlare di fratellanza soprattutto in un momento storico come questo.
La nostra amica Libraia ha tenuto a sottolineare come la nostra presentazione, la numero 329 tenuta nel suo spazio, sia la prima per un libro che combina testi e immagini, dando risalto al lavoro delle nostre autrici: Chiara Nocchetti e Maria Novella De Luca.
La periferia non è solo ciò che manca
La prima parte della presentazione è incentrata proprio sul libro e le domande sono rivolte a Chiara e Maria Novella.
Comincia Chiara a rispondere a quale sia stata la parte di questa esperienza più difficile. Ricorda come gran parte del libro sia nato durante i mesi più duri della pandemia. A questo si unisce la necessità di raccontare le storie di chi abita in periferia tramite la voce dei protagonisti per far sì che la periferia smetta di essere intesa solo come luogo geografico.
Per Maria Novella, con questo lavoro, si è andati oltre l'idea di periferie grigie, si è cercato di raccontare "altro" della periferia oltre a ciò che manca.
"Qual è stata l'immagine più difficile da scattare?" ha chiesto Alessandra a Maria Novella. Le immagini cercano di essere quanto più positive possibili, come nel caso delle fotografie alle finestre dei palazzi che vogliono rappresentare le storie che vi si celano, ma è probabilmente la storia della ragazza di Catania la più difficile.
La domanda opposta ("qual è stato il racconto più positivo?") è spettata a Chiara: per lei è la storia della mamma napoletana di quasi 80 anni con un figlio di circa 40 affetto da una disabilità fisica permanente. Chiara si è trovata a passeggiare in una periferia dell'anima in cui anziché trovare dolore, ha trovato amore e autocura.
È stato poi presentato il booktrailer del libro pubblicato da Tau Editore e Chiara ha letto la storia di Lidia di Catania, mentre sullo sfondo Maria Novella proiettava le immagini della protagonista.
Perché un libro sulle periferie?
L'intervista si è poi spostata sui rappresentanti di Apurimac, padre Pietro Bellini (presidente) e Vittorio Villa (direttore).
Laterza ha chiesto a padre Pietro il perché di questo libro. La risposta è stata semplice: "rientra nel nostro obiettivo di raccontare le periferie, intese come ciò che sta al margine, sia geografico che del cuore." Le periferie sono ovunque: sulle Ande peruviane dell'Apurimac come a Tor Bella Monaca, ma padre Pietro le intercetta anche in coloro che frequentano la parrocchia di Santa Maria del Popolo, nel cuore di Roma.
Padre Bellini racconta poi un aneddoto sull'integrazione che non si arresta: la parrocchia di Santa Rita a Tor Bella Monaca dove ha prestato servizio per quattro anni fino al 2020, aveva a disposizione un grande salone che affitta a chiunque ne facesse richiesta. La comunità nigeriana del luogo ha iniziato a farne uso, creando qualche tensione coi vicini a causa della musica ad alto volume e di alcune risse. Anche i confratelli di Padre Pietro erano timorosi all'idea di continuare ad ospitare le feste di questa comunità, e dopo l'ennesima lite tra gli invitati anche padre Pietro ha iniziato a dubitare di questa scelta. Proprio mentre tornava verso casa rimuginando sulla possibilità di non permettere più feste nel salone, ha incrociato i bambini nigeriani figli degli ospiti dell'evento. Una cinquantina di minori tra i 2 e i 16 anni, che si divertivano tra di loro e parlavano con un accento romanesco marcato. È lì che è scattata la scintilla: questi bambini e ragazzi sono italiani, che senso ha impedire loro di ritrovarsi perché le loro famiglie non riescono dialogare senza iniziare a spintonarsi? Sono anche loro cittadini di Tor Bella Monaca e spetta anche a loro il compito di migliorare il loro quartiere. Dalle periferie abbiamo imparato che i cambiamenti non seguono i nostri tempi, la forza sta nella semina, poi i frutti cresceranno col tempo la dedizione.
"Se va in Africa porta l'acqua" - prosegue Alessandra - "a Tor Bella Monaca cosa porterebbe per bambini e famiglie?" le stesse opportunità che hanno i bambini che vivono in altre parti di Roma e d'Italia, risponde Padre Pietro.
I bambini devono stare insieme fin dalla più tenera età, devono imparare a convivere con persone diverse dalla famiglia se vogliamo che abbiano possibilità di avere un futuro diverso da quello dei loro genitori.
Servono scuole e sarebbe compito dello Stato, prosegue padre Pietro, preoccuparsene, ma se non ce la fa - come nel caso di Tor Bella Monaca - ci pensiamo noi.
Un asilo dà la possibilità di scrivere una storia diversa nella vita dei bambini e delle loro famiglie e vanno cambiate le regole per l'accesso. Chi ha uno o entrambi i genitori a casa non può essere escluso dagli asili pubblici perché si innesca un meccanismo vizioso per cui chi ha figli non può (ri)entrare nel mercato del lavoro mentre i bambini non fanno amicizia coi loro coetanei, limitandosi a giocare con la famiglia.
Progetti per il futuro di Tor Bella Monaca
Altri libri in programma?, chiede la Libraia a Vittorio. Le idee nascono un po'dalle persone con cui parliamo, ma anche da idee lanciate in aria, per caso, come per Venti di Periferia. Durante un pranzo di solidarietà in parrocchia a padre Pietro viene l'idea di raccontare le storie di chi vive nelle periferie. L'obiettivo è di coinvolgere i giovani perché è il loro quartiere, il loro spazio, il cambiamento, la "riqualificazione sociale" deve partire da loro.
In conclusione dell'incontro Alessandra ricorda come i progetti abbiano sempre un inizio e una fine e quando finiscono la gente perde quel po'di fiducia che aveva e si perde tutti.
Apurimac però torna.
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