In Italia fare le visite a domicilio è abbastanza facile: si cerca il nome della persona sul campanello, si suona e si aspetta che la persona apra la porta. In Apurimac per trovare i pazienti abbiamo le coordinate, tipo battaglia navale. Uno dei nostri pazienti di oggi è Miguel, che ha una grave forma di anemia e dobbiamo visitarlo col nostro kit di telemedicina. ma le indicazioni che abbiamo sono sbagliate. Alcuni passanti ci dicono che la casa è poco più giù in mezzo agli eucalipti. La casa sembra vuota e non ci sono campanelli, per cui non ci rimane che riempirci i polmoni (per quel che si può a oltre 4.000 metri) e iniziamo a urlare "Miguuueeeeeel".
Nessuna risposta, evidentemente non è a casa.
Torniamo sulla strada principale e una signora ci suggerisce di andare a vedere a casa della signora Rosa, la madre del nostro paziente.
Dal lato opposto della montagna.
[...] Lasciamo Willy, il nostro autista, e il Pick-up a “valle” e andiamo verso la prima casa che vediamo. Dopo aver disturbato una signora che stava cucinando scopriamo che non è quella la casa della mamma.
Così ci rimettiamo in cammino su una salita abbastanza ripida che attraversa campi di piante di mais.
Alla tappa successiva incontriamo un’intera famiglia di campesinos intenti a lavorare la terra; purtroppo la fortuna ancora una volta non è dei nostri perché di signore Rosa
non ce ne sono. All'orizzonte ora si vede solo una casa. Altra scalata verso la punta della montagna ed eccoci!
È finalmente la casa giusta, Rosa e Miguel sono intorno al tavolo a mangiare.
Prepariamo il kit di telemedicina, collegato con l'ospedale regionale, e controlliamo che la terapia funzioni insieme al medico che segue da remoto il nostro paziente.
Tutto si svolge in serenità, Miguel si sente a suo agio ad essere visitato in una casa che conosce e con sua madre al fianco per cui ride e scherza ed è più facile anche per noi procedere.